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BREVE GUIDA ALL'ARTE RUPESTRE DI DOS SOTTO LAIOLO, PASPARDO
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(Riserva Regionale Incisioni Rupestri di Ceto, Cimbergo, Paspardo)
Mila Simões de Abreu, Angelo Fossati, Ludwig Jaffe
Valcamonica Preistorica, vol. 1 (1988)
Edizioni della Cooperativa Archeologica " Le Orme dell'Uomo" Valcamonica (Brescia) - Italia
Fig. l. La zona studiata
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Do not expect perfection...
INTRODUZIONE
Durante i lavori di censimento delle rocce incise nel territorio del Comune di Paspardo, eseguiti nella primavera del 1984, il sig. Giovanni Dassa ci segnalò una nuova ed interessante zona nelle vicinanze di quella che sarebbe diventata la nuova strada della Deria.
I primi saggi di scavo, effettuati subito dopo la segnalazione, rivelarono la presenza di diverse rocce incise. La messa in luce, il trattamento, il rilievo e lo studio delle 7 rocce di questa località, che dalla gente del posto è sempre stata chiamata Dos Sotto Laiolo, furono eseguiti nelle estati del 1984 e 1985.
Questa piccola guida ha lo scopo di fornire indicazioni, dati precisi e scientificamente provati ai turisti ma anche agli studiosi che spesso visitano le amene località del Comune di Paspardo.
I dati e il testo sono una rielaborazione degli studi già pubblicati in B. C. Notizie, II, 4, e in Notiziario della Soprintendenza Archeologica della Lombardia 1985.
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L'AMBIENTE
La zona dove sono state scoperte le sette rocce incise ha un andamento pianeggiante, pur essendo sopraelevata e prospiciente il vicino strapiombo. E' in sostanza un dosso, che in dialetto locale viene detto "Dos Sotto Laiolo", cioè " dosso sotto il laghetto". Infatti sopra questa zona, in un'area che oggi vede la presenza di capannoni, case e parcheggi, c'era fino a non molto tempo fa (si dice fino agli anni trenta) un piccolo laghetto (chiamato "Orecchina di Mare"), di acque stagnanti e paludose che raccoglieva lo scolo delle montagne vicine. In questo laghetto si metteva a bagno la canapa nelle prime fasi di lavorazione di questa pianta da cui si ricavavano dei tessuti.
Il Dos Sotto Laiolo è quindi situato lungo la strada della Deria e dopo la località che oggi viene detta Monfrino. Ci si arriva seguendo un piccolo sentiero che parte dalla nuova strada della Deria, sentiero usato da contadini e pastori che probabilmente ricalca un camminamento preistorico. L'area, come si è già detto, ha un andamento pianeggiante e si nota la presenza numerosa di castagni, noccioli, ciliegi selvatici, cornioli, e numerosi fiori spontanei. Molte di queste piante non erano presenti in modo massiccio durante la preistoria, poiché solo con l'arrivo dei romani si iniziò un vero e proprio sfruttamento di castagni e ciliegi, coltivazione continuata fino al secolo scorso e agli inizi del nostro. Nella preistoria l'ambiente era quindi molto diverso: le rocce dovevano essere molto più visibili di quanto lo siano oggi e il fatto stesso che il pianoro sia sopra lo strapiombo dà una vista ottimale su tutta la zona della media valle. Inoltre dalle rocce si possono osservare sia il Pizzo Badile che la Concarena e questo è un particolare importante in quanto le due montagne erano forse zone sacre. Anche il fiume Oglio è ben visibile: può darsi che questa zona possa essere stata strategicamente importante (del resto è in linea d'aria col castello di Cimbergo). Le rocce di arenaria permiana, detta "Verrucano Lombardo", hanno un colore grigio tendente al viola pallido. Spesso sono ricoperte da muschi e licheni organismi che danneggiano gravemente le rocce e quindi le incisioni che vi sono.
Fig. 2. La parte centrale della roccia n. 1 al momento della scoperta
LE TECNICHE
Ma come furono incise queste rocce? A volte scavando per togliere la terra che le ricopre, si trovano, alla base delle stesse, dei blocchetti di quarzite grossolanamente appuntiti: sono i resti dei punteruoli litici che venivano usati per eseguire le incisioni.
Vi sono due tecniche per incidere le rocce: l'incisione a graffito e l'incisione a martellina. Questo secondo tipo di incisione è il più diffuso nelle rocce della Valcamonica: si tratta di prendere una o due pietre aguzze e picchiettare con queste sulle rocce. Picchiettando con una pietra si ottiene la martellina diretta, poiché il percussore batte direttamente sulla roccia. Battendo invece una pietra sull'altra si ha la martellina indiretta che è anche la tecnica più usata sulle rocce di Dos Sottolaiolo.
L'incisione a graffito invece si ottiene allorché si "graffia" la roccia con un chiodino o strumento metallico oppure con una piccola pietra di quarzo molto appuntita.
A Dos Sottolaiolo sono fatte con questo sistema le incisioni di cerchi o linee sottili. Se si graffia ripetutamente la stessa incisione si ottiene quello che è chiamato "polissoir", in pratica un'incisione molto profonda con forma a "V". Sono di questo tipo le incisioni della roccia n. 3 di Dos Sottolaiolo, quali le croci, il triangolo e alcuni cerchi concentrici con coppella centrale.
Si pensa che gli incisori preistorici costituissero una congregazione o una scuola specializzata ove gli allievi imparavano dai maestri, allo stesso modo in cui i grandi artisti greci e i pittori rinascimentali avevano le loro scuole. Sappiamo questo dal fatto che vediamo evoluzioni artistiche, negli stessi periodi cronologici, in figure che a volte mantengono caratteristiche stilistiche precedenti e dal fatto che spesso vi sono figure che chiaramente sono state fatte dallo stesso artista: si riconosce cioè " la mano " così come riconosciamo a prima vista un quadro di Gaugin, di Picasso o Botticelli. Forse coloro che incidevano erano i sacerdoti, dato che l'incisione rupestre è comunque legata alla religione, ai riti propiziatori o a miti e leggende di carattere religioso. Quindi dobbiamo pensare a sacerdoti - artisti che si trasmettevano l'arte e lo stile di padre in figlio o di maestro in allievo.
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I METODI DI STUDIO
Una volta rimossi la terra, i muschi e i licheni che ricoprono le rocce, si può iniziare lo studio vero e proprio: dapprima si fanno le fotografie e poi si può passare alla ricopiatura, mediante ricalco con pennarelli indelebili, delle incisioni su fogli di polietilene trasparente. Da questi si traggono le eliocopie le cui riduzioni potete vedere (con le incisioni colorate di nero) in questo stesso volume. Subito dopo inizia la catalogazione delle incisioni e grazie all'aiuto del computer si possono stilare schemi riassuntivi, grafici e percentuali di tutte le incisioni contenute in una roccia, oppure anche di tutte quelle che vi sono in una zona. L'archeologo utilizza dati per trarre conclusioni di carattere cronologico, stilistico, etnologico e di tutto ciò che può derivare dallo studio delle incisioni: cioè la storia del popolo Camuno.
Fig. 3. e 4. Momenti di pulizia e trattamento sulle rocce
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Fig. 5. Rilievo della parte centrale della roccia n. l.
Armati di spada e scudo della tarda e finale età del Ferro.
Sulla destra due personaggi armati con decorazioni nel busto.
Uno dei due è forse una divinità sul piedistallo
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Fig. 6 e 7. Guerrieri attorniati e armati di asce della fine dell'età del Ferro.
DESCRIZIONE DELLE ROCCE
Roccia n. 1 - detta delle "rose camune"
Scoperta nel 1984 e studiata nello stesso anno e in quello successivo, ha rivelato la presenza di due rose camune, le prime scoperte nell'intero territorio di Paspardo. Sulla roccia si trovano nella parte dell'estrema destra dell'osservatore. La parte centrale della roccia presenta invece un certo degrado che rende difficile l'identificazione della figure.
La maggioranza di queste è composta da guerrieri armati che sembrano affrontarsi in duello: due guerrieri sono invece in posizione eroica e hanno nel busto decorazioni di linee e punti che probabilmente ripetono i disegni delle corazze. Nella parte di sinistra della roccia vi sono invece figure di armati che brandiscono uno scudo e un'ascia, attorniati da una decina di asce raffigurate con una tecnica molto delicata.
Le famose rose camune (o celtiche) sono da tutti conosciute (sono il simbolo della Regione Lombardia) ma purtroppo scarsamente studiate: per alcuni rappresentano un gioco, per altri uno strumento musicale e per altri ancora un simbolo solare. La rosa celtica è un simbolo presente anche in altre zone europee (ad es. lo Yorkshire in Inghilterra) e in Valcamonica si trova in aree ben precise (Luine, Nadro, Sellero, Bedolina) mentre manca in altre zone importanti (Naquane e Seradina) forse ad indicare uno stemma di qualche congregazione segreta di guerrieri o di tribù. La maggior parte delle figure umane e di armi sono state incise con la tecnica della martellina indiretta. Le rappresentazioni umane sono 20 per un totale di 88 figure.
Fig. 8. Una delle Rose Camune o Celtiche della roccia n. 1.
Roccia n. 2 - detta "dell'altare"
Scoperta e studiata nel 1984 deve il suo nome alla peculiare forma di questa superficie istoriata. In pratica è un "tavolo" sopraelevato di circa 1,50 m. dal terreno circostante e piatto alla sommità. L'area incisa era quasi completamente scoperta e lo stato di conservazione delle figure mediocre. Le figure catalogate sono 319 incise su un'area ristretta dalla forma ad "U" centrale rispetto alla superficie totale. Ai lati vi sono due frammenti pure istoriati. Le incisioni sono state eseguite quasi esclusivamente a martellina indiretta con dimensioni tra i 3 e i 6 mm.
Su questa roccia, come si evidenzierà anche nelle altre, il maggior numero delle figure è dato dagli antropomorfi e dai simboli (palette e coppelle). Tra gli antropomorfi spiccano gli armati di spada e di scudo che spesso sono associati con le palette. Sulla roccia essi sono tutti nella parte inferiore orientati verso l'osservatore.
Le palette, 16 su questa roccia, sono invece nella parte superiore sinistra e soprattutto nella parte centrale ove sono associate a due figure con le braccia alzate e le mani evidenziate in modo esagerato, che scientificamente vengono chiamate "a grandi mani". Queste due figure a grandi mani sono particolarmente importanti in quanto. per l'età del Ferro finale (a cui appartengono), sono le uniche finora conosciute in Valcamonica. Figure a grandi mani si conoscono già a partire dall'età Neolitica, molto spesso hanno il sesso esageratamente evidenziato a mostrare che il gesto della mano grande ed aperta ha un importante potere magico. Con la mano infatti si compiono gesti magici e religiosi.
Notevoli sono ancora i gesti concentrici e il cerchio con croce centrale nella parte superiore. Per questi cerchi con croci alcuni pensano a simboli solari mentre per altri sarebbero le celtiche "rouelles", rotelle, che erano degli amuleti apotropaici che si appendevano al collo (servivano cioè per scacciare il malocchio). Anche su questa roccia v'è grande abbondanza di punti e gruppi di punti di martellina, soprattutto nella parte centrale e superiore.
Fig. 9. Roccia n. 2 Armato di scudo e spada della età del Ferro finale.
Si nota la presenza dei muscoli.
Fig. 10. Roccia n. 2 Le uniche figure finora conosciute
di grandi mani dell'età del Ferro finale
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Fig. 11. Rilievo integrale della Roccia n. 2.
Il risultato dell'assemblaggio dei diversi fogli di polietilene
su cui si ricalcano le figure incise sulla roccia.
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Roccia n. 3 - detta "delle croci"
Le 10 incisioni di questa roccia sono poste su una superficie quasi piana ma notevolmente degradata: lo stato di conservazione è pessimo e molte delle figure sono di difficile decifrazione. Tra le figure presenti chiarissime però sono le istoriazioni di tre croci e del triangolo con coppella centrale.
Vi sono poi figure antropomorfe, per lo più armate, con decorazioni sul corpo simili a quelle di altre figure incise sulla r. n. I. Tali armati sono riconducibili cronologicamente all'età del Ferro, mentre per le croci ed il triangolo si può parlare forse dell'età medievale se non più tardi. La profondità di queste ultime incisioni è massima poiché sicuramente esse sono state istoriate in età recente forse per essere riutilizzate a scopo di segno confinario.
Fig. 12. Fotografia della parte incisa della roccia n. 3.
Si nota al centro il guerriero con decorazioni sul busto
e la croce nella parte inferiore destra.
Roccia n. 4 - detta "delle palette"
La roccia presenta una superficie in buono stato di conservazione: è di piccole dimensioni ma notevolmente istoriata. Infatti ci sono ben 171 figure eseguite con la tecnica della martellina indiretta con grandezza media tra i 3 e i 6 mm.
Come già si è rilevato sulle altre rocce anche qui il 60% circa delle figure è rappresentato dai punti e gruppi di punti di martellina, il cui significato rimane a noi per lo più oscuro. A differenza delle altre rocce però, la n. 4 presenta un numero superiore di palette rispetto agli antropomorfi (16 contro 13). Uno di questi in posizione di preghiera (orante) affianca una paletta, mentre un altro, con il fallo in erezione, ne impugna saldamente un'altra. Le restanti palette sono associate con uno scaliforme, tra loro e con animali. Da notare lo scaliforme, in posizione centrale nella roccia, che potrebbe rappresentare una scala, un ponte di corde oppure un recinto. Altri hanno pensato a gruppi di oranti in posizione di danza incatenata. Sulla roccia abbiamo anche un serpentiforme e un animale indefinito, di età medievale, interpretato come la raffigurazione di un elefante.
Sempre di età medievale vi sono due croci greche: una rinforzata e una pomellata. Le figure presenti sulla roccia sono quindi state incise in due periodi e in diverse fasi dell'Età del Ferro e del Medioevo.
Fig. 13. Rilievo della roccia n. 4.
Da notare: nella parte superiore sinistra lo scaliforme e le palette;
nella parte inferiore destra le incisioni medievali.
Roccia n. 5 detta "del Grande guerriero"
Scoperta nel 1984 da Alfredo Martinazzoli, è costituita da una piccola superficie prospiciente lo strapiombo. Sono presenti 10 figure tra cui spiccano 4 guerrieri con scudo, lancia o spada. Importantissimo è il guerriero di notevoli dimensioni (40 x 90) posto centralmente rispetto alle altre figure armate più piccole e realizzate in tempi diversi. Questa figura, insieme ad altre dello stesso tipo e con armamento simile, (In Valle R. 4) è da collocarsi cronologicamente attorno alla fine del V secolo a.C. Tale datazione è possibile grazie a confronti con cultura materiale (es. scudo della necropoli di Duernnberg) che può essere ben datata.
Fig. 14. Rilievo della roccia n. 5
con il grande guerriero databile alla fine del V secolo a.C.
Si nota al centro il guerriero con decorazioni sul busto
e la croce nella parte inferiore destra.
Roccia n. 6 - detta "dei Filiformi"
La superficie incisa su questa roccia è di piccole dimensioni (vedi fig. 15) e costituisce una delle parti superiori della roccia di cui fa parte anche la n. 4. Lo scavo è stato compiuto in direzione dello strapiombo e la parte incisa potrebbe continuare verso nord - est. Sulla roccia si osservano, tra le 22 figure incise, 2 antropomorfi armati di spada e scudo e soprattutto numerose istoriazioni di cerchi concentrici e linee filiformi che sono presenti anche sulla vicina r. 4. Tali figure, presenti anche in altre zone con incisioni rupestri in Valcamonica, (ad es. Foppe di Nadro) sono state datate a partire dalla media età del Ferro ed il loro significato e valore simbolico è ancora oggi sconosciuto.
Fig. 15. Rilievo della roccia n. 6 con i cerchi concentrici graffiti nella parte centrale.
Roccia n. 7 detta "del Rettangolo"
Questa roccia, scoperta nel 1984 ha richiesto un'ulteriore indagine del terreno circostante (per l'individua-zione di eventuali altre istoriazioni) che purtroppo non ha dato i risul-tati sperati. Infatti non vi sono altre incisioni oltre al piccolo rettango-lino nella parte superiore centrale.
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CRONOLOGIA ED INTERPRETAZIONE
La maggior parte delle figure presenti sulle rocce di Dos Sottolaiolo è stata incisa nella media e tarda età del Ferro. Si hanno però figure anche di altri periodi quali l'inizio dell'età del Ferro e l'età medievale. Il fatto di aver trovato croci e altri simboli cristiani medievali è indice che l'usanza di incidere le rocce è continuata anche in epoca storica. Del resto siamo in un'area vicina a quella di Campanine di Cimbergo ove si trova forse la più grande concentrazione di arte rupestre di epoca medievale.
Difficile dire se le incisioni cristiane siano state fatte da ecclesiastici o da semplici visitatori, certo è che la pregnanza simbolica del cristianesimo medievale ci induce a pensare che chi ha inciso sulle rocce; intendeva non soltanto eseguire un atto pio e devozionale, ma anche riconsacrare le rocce "pagane" alla nuova divinità e scacciare così gli spiriti maligni emanati dalle incisioni preistoriche.
Si è già detto che gran parte delle figure dell'età del Ferro sono personaggi armati di scudi, spade o lance e proprio grazie alle caratteristiche di armamento si possono datare in modo abbastanza preciso. Questi guerrieri a volte si affrontano impegnandosi in duelli forse più agonistici che bellici, a volte invece si presentano in modo eroico, mostrando i genitali (come gli Etruschi), e innalzando le loro armi. Uno di questi eroi, o divinità, è raffigurato sulla roccia n. 5: impugna una lancia e uno scudo a pelle di bue che può essere confrontato con armi simili o arte coeva datata attorno alla fine del V secolo a.C. (scudo della stele di Bormio e scudo della necropoli di Duerrnberg). Altri guerrieri sono attorniati da figure simboliche di difficile interpretazione come palette e coppelle.
Le palette sono molto numerose nelle rocce di Dos Sottolaiolo e spesso sembrano voler indicare e proteggere con la loro presenza il guerriero vincitore. Quindi un simbolo di potere di grande importanza magica. Anche le coppelle, a volte riunite in gruppi numerici, spesso però isolate o attorniate da cerchi concentrici, sono da tempo studiate dagli archeologi che ne ricercano il significato.
Oltre alle figure di armati, abbiamo anche armi isolate od in gruppi che ci ricordano le composizioni dell'età Calcolitica e dell'età del Bronzo. Sono asce da battaglia a largo tranciante che, confrontate con armi trovate in contesti culturali alpini, si possono datare alla fine dell'età del Ferro. Tali armi, in mano anche ad antropomorfi, si trovano oltre che sulla roccia n. 1 di Dos Sottolaiolo anche in altre zone con arte rupestre come Naquane o Dos Cui a Nadro.
Le figure zoomorfe sono poche: si tratta di cervi e quadrupedi identificabili, un serpentiforme e un animale di età medievale che sembra rappresentare un elefante. Nel medioevo questo animale simboleggiava la forza di Maria (Turris eburnea). Ancora all'età del Ferro sembrano appartenere punti e gruppi di martellina che spesso accompagnano le figure con qualche intento simbolico che però ci sfugge.
Dos Sottolaiolo si è quindi rivelata una zona di grande rilevanza e che ha fornito notizie e dati scientificamente importanti poiché ha permesso puntualizzazioni e conferme nell'ambito della cronologia dell'età del Ferro.
DOS SOTTOLAIOLO |
Roccia |
R. 1 |
R. 2 |
R. 3 |
R. 4 |
R. 5 |
R. 6 |
R. 7 |
N. Figure |
88 |
319 |
10 |
171 |
10 |
22 |
1 |
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TOTALE 621 |
BIBLIOGRAFIA
- ABREU, MILA SIMÕES DE - LUDWIG JAFFE, 1985 - Ricerca all'interno della Riserva Incisioni Rupestri di Ceto, Cimbergo, Paspardo, "B.C. Notizie", Il, 4. Capo di Ponte.
- ABREU, MILA SIMÕES DE - LUDWIG JAFFE 1986- Paspardo (Bs), loc. "Dos Sottolaiolo" -Incisioni Rupestri, "Notiziario della Sopr. Arch. Lombarda" 1985.Milano.
- ANATI, EMMANUEL, 1976 - Metodi di Rilevamento e di analisi dell'Arte Rupestre, S.C. 7, Capo di Ponte.
- CITTADINI, TIZIANA - MILA SIMÕES DE ABREU, 1985 - Scavi e Ricerche in Valcamonica, valutazioni preliminari sui lavori del 1984, "B.C. Notizie, Il", 2. Capo di Ponte.
- FOSSATI, ANGELO - MILA SIMÕES DE ABREU, 1985 - Le rappresentazioni di Palette nella zona di "Dos Sottolaiolo", "B.C. Notizie", Il, 4. Capo di Ponte.
- PAULI, LUDWIG, 1978 - Der Duerrnberg bei Hallein, III, Muenchen.
- RITTATORE VONWILLER, FERRANTE, 1973 - Ancora del Bassorilievo preromano di Bormio, "R.A.C." Como.
- STARY, PETER, 1979 - Ursprung und arbeitung der eisenzeitlichen ovalschilde mit spindleformigen schidbuckel, Germania 59
- VAN BERG-OSTERRIETH, MARTINE, 1974 - Haches de la fin du deuxième âge du fer a Naquane: représentations filiformes des roches n. 62 et 44, "BCSP XI", Capo di Ponte.
RINGRAZIAMO I PARTECIPANTI DEI CAMPI ESTIVI
1984
Antonella Berta (Edolo, Brescia)
Claire Calcagno (Roma)
Guilmine Eygun (Montreal, Canada)
Isabel Hernamenes Llosas (Buenos Aires, Argentina)
Abdul Kabawi (jeddah, Arabia Saudita)
Peter Maher (Chicago, USA)
Alfredo Martinazzoli (Paspardo, Brescia)
Tilman Ochs (Frankfurt, Germania)
Osaga Odak (Nairobi, Kenya)
Gaudenzio Ragazzi (Esine, Brescia)
Fiordomenico Salari (Paspardo, Brescia)
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1985
Giusy Barabino (Milano)
Antonio Baroncini, (Lugo di Romagna, Ravenna)
Antonella Berta (Edolo, Brescia)
Paolo Candelmo (Avellino)
Somnath Chakraverty (Calcutta, India)
Milena Chiudinelli (Gianico, Brescia)
Andrea De Bernardi (Malegnano, Milano)
Fabio Di Russo (Formia, Latina)
Emmanuel Esteves (Luanda, Angola)
Franco Zanetta (Badetto, Brescia)
Giuseppe Galli (Varedo, Milano)
Fabrizio e Stefania Giovannini (Firenze)
Antonio Guerreiro (Lisbona, Portogallo)
Nicola Laonigro (Milano)
Vittorio Melandri (Cotignola, Ravenna)
Antonio Penserino (Conselice, Ravenna)
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RINGRAZIAMO PER LA COLLABORAZIONE
- Il Comune e la Pro-Loco di Paspardo
- La Giunta comunale di Paspardo nelle persone di: Rina Martinazzoli (Sindaco), Andrea Martinazzoli (Vice-Sindaco), Alfredo Martinazzoli (Assessore), Francesco Albricci (Assessore), Giov. Maria Salari (Assessore), Il segretario Comunale Paolo Marangoni.
- Il Consorzio della Riserva Incisioni Rupestri di Ceto, Cimbergo, Paspardo.
- La Soprintendenza Archeologica della Lombardia.
Il materiale è stato raccolto durante la Campagna Estiva e Scuola di Perfezionamento organizzate dal Centro.
INFORMAZIONI VARIE
Esistono nel Comune di Paspardo molte altre zone di arte rupestre di grande interesse. Facilmente raggiungibili sono: il CAPITELLO DEI DUE PINI, (composizione Calcolitica del III millennio a.C.), la zona di IN VALLE con la grande roccia e altre piccole superfici istoriate in corso di studio, lavoro finanziato negli anni 1986 e 1987 dalla organizzazione americana EARTHWATCH di Boston.
La COOPERATIVA ARCHEOLOGICA "LE ORME DELL'UOMO" è in grado di fornire accompagnatori competenti a tutte le zone di arte rupestre della Valcamonica. Si consiglia per un abbinamento al programma delle incisioni rupestri la visita a CERVENO: Santuario della Via Crucis, opere di Simoni e Fantoni e affreschi del quattrocento. Durante l'anno scolastico si effettuano visite rivolte alle scolaresche e a richiesta a gruppi di adulti.
Per tutte le informazioni o per partecipare ai lavori come volontari telefonate o scrivete a:
COOPERATIVA ARCHEOLOGICA "LE ORME DELL'UOMO "
piazzale Donatori di Sangue 1
25040 - CERVENO (BS)
+39-0364433983 fax +39-0364434351
orme@rupestre.net www.rupestre.net/orme
Fig. 16. Particolare della roccia n. 4.
NOTA FINALE
Lo studio di questa zona è stato realizzato con materiale raccolto durante la campagna estiva del Centro Camuno di Studi Preistorici 1984-85 coordinata da Mila Simões de Abreu.
Le Foto e le riduzioni fotografiche sono state fatte da Ludwig Jaffe.
I rilievi sono stati eseguiti dai partecipanti alla campagna estiva 1984-85. L'analisi dei dati con il computer è stata fatta da Antonio Guerreiro e Ludwig Jaffe.
La grafica è di Mila Simões de Abreu e Angelo Fossati. Le idee espresse nel testo sono di responsabilità degli autori.
La zona di DOS SOTTO LAIOLO è stata la prima zona in Valcamonica analizzata con l'aiuto del computer.
Oltre alle 7 rocce che sono state presentate in questo volume ne esistono sicuramente altre nella zona confinante o ancora sotto terra. La ricerca continua.
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